Carlo Adelio Galimberti nasce a Monza nel 1946. Insegna Discipline Pittoriche nei Licei Artistici e negli Istituti d’Arte. Dal 1978, allestisce mostre personali nelle più importanti città italiane (Milano, Varese, Firenze, Bologna, Cagliari, Palermo) ed è frequentemente invitato a collettive di pittura, di disegno e d’arte incisoria. Negli ultimi anni ha allestito esposizioni monotematiche dove tutte le opere ruotavano attorno all’argomento prescelto: 1992, Allegoria dell’Occidente; 1994, Che più non son gli dei fuggiti…; 1996, In vinum pronus; 1999, Mythos; 2001, Il mito della caverna di Platone. Nell’ambito delle esposizioni ha organizzato convegni sul medesimo argomento delle mostre, cui hanno partecipato P.A. Rovatti, M. Trevi, R. Madera, L. Zoja e U. Galimberti. Collabora con le riviste di storia del disegno e dell’incisione antica e moderna Grafica d’Arte e L’occhio nel segno, oltre che con gli editori Feltrinelli, Olivares, Loescher, Moretti & Vitali ed altri. Svolge consulenze per questioni iconografiche e storiche dell’arte per diverse aziende italiane (Tecnimont, Studio Ambrosetti, Cassa di Risparmio di Firenze, Burson Masteller, Laser Optronic, Credieuronord, Assicurazioni Zurigo e altre). È autore di testi teorici e storici dell’arte: 1994, Corpo e rappresentazione, Padova 1994; 1996, Senso e anima senza ragione, Milano; 2000, Il Perseo svelato, testo teatrale per la RAI, trasmesso da Piazza Signoria a Firenze; 2001, Le radici dell’arte nelle contrade del nord, Milano. Ha collaborato al Cd-rom Il restauro del Perseo: tecnologie per l’Umanesimo, per la mostra sul restauro del Perseo, Firenze 1997/1998. Svolge da più di un decennio conferenze, incontri e dibattiti, su questioni tecniche, teoriche e storiche dell’arte, per associazioni pubbliche e circoli culturali privati.

La stanza degli Dei

Rappresenta una stanza in cui sembrano galleggiare alcuni reperti della scultura classica tratti dal frontone del tempio di Zeus a Olimpia, dove è rappresentata la battaglia tra i centauri e il popolo dei Lapiti. I blocchi scultorei sono ripresi da un’angolazione che sembra accatastare le masse scultoree una sopra all’altra. Solo la figura del dio Apollo è stata isolata sulla sinistra. Nel mito, infatti, Apollo interviene nella contesa per assegnare la vittoria ai Lapiti. Perdono così le figure mostruose dei centauri, quasi fosse una metafora della fine della spiegazione mitologica della natura e l’inizio dello sguardo della ragione nella storia degli uomini.

Una seconda versione dell’opera è pubblicata in copertina del testo di U. Galimberti, Psiche e techne, Feltrinelli, Milano 1999.

Carlo Adelio Galimberti