Giorgio Seveso
Presidente commissione Artistica

L’arte e l’amicizia

Cinque edizioni, cinquanta artisti! Sono numeri con cui è difficile non fare i conti; numeri che rappresentano una quantità che subito si volge in una constatazione di qualità, cioè il segno forte e singolare che ha distinto tutta l’iniziativa. E qual è stata questa qualità che negli anni è cresciuta attorno alle presenze, alle immagini, al lavoro generosamente svolto da tutti i suoi protagonisti? Non ho dubbi nel rispondere a questa domanda. Casoli Pinta si è mossa sempre nel carattere profondo che ne aveva pervaso già la prima edizione: il segno semplice e naturale, eppure oggi così raro e prezioso, dell’amicizia. Amicizia, certo, tra persone, cioè un sentimento di reciproca curiosità e di progressivo interesse umano tra gli artisti, gli organizzatori e, soprattutto, l’intera popolazione di Casoli, così pronta e fervida nell’accoglierci, nell’ospitarci, nel vivere giorno per giorno tutti assieme l’appassionata vicenda della creazione dei dipinti. E anche, simbolicamente, amicizia tra luoghi diversi, come sono state appunto diverse le nostre provenienze, tra nord, centro e sud del Paese, riunite simbolicamente in una comune operazione d’arte, d’immaginazione, di cultura visiva.
Ma soprattutto, direi, amicizia tra pittura e vita, nel senso, straordinario, di quell’intreccio palpitante e attivo che si è manifestato concretamente e quotidianamente tra le poetiche e le esperienze di ciascun artista, invitato ad arricchire e abbellire, ognuno con la sua singolare e irripetibile fantasia, la particolarissima atmosfera di questa vivace cittadina.
Proprio questa speciale atmosfera d’incontro, di cordiale e reciproco interesse continua e si prolunga nella mostra conclusiva, in quest’iniziativa di ritrovamento e di dialogo che non si può non considerare come una vera e propria festa, la celebrazione gioiosa di momenti del passato dedicata anche però al buon augurio del futuro. Tutte le immagini riunite negli anni a Casoli raccontano ciascuna l’impronta della personalità espressiva dei loro autori, il gesto fantastico particolare che ognuno ha escogitato per abbellire ed esaltare esteticamente una prospettiva, un angolo, uno scorcio, narrando però soprattutto una emozione, un sentimento, un’allusione emotiva capace di trasformarsi in esempio, di assumere, il ruolo di gentilissima provocazione sentimentale. Ognuna di queste immagini è appunto capace, se vi prestiamo la necessaria attenzione, di catalizzare la nostra sensibilità e la nostra fantasia, di trascinare anche noi intuitivamente nel segreto della creatività e della poesia figurativa, all’interno di una evocazione lirica e immaginativa sottile ma aperta ed efficace.
E non è proprio questo destino civile, in fondo, a costituire il più esaltante compito dell’arte, il suo più meritevole scopo?
Gli artisti che hanno vissuto, così intensamente e appassionatamente, il loro soggiorno di lavoro tra la gente di Casoli, hanno infatti lasciato in questa ridente piccola comunità, insieme alle loro opere, il segno forte di una testimonianza, qualcosa di assai più prezioso e suggestivo dei soli dipinti murali: la sensazione che le immagini della pittura, che la loro poesia, non solo possano raccontare ma, soprattutto, possano evocare, suggerire, innescare e provocare l’immaginazione e la sensibilità di noi tutti.
Capire sulla propria pelle, anche per un solo momento, che l’arte può anche funzionare come un lievito per i nostri sentimenti e per i nostri sogni significa pure comprenderne la vera natura, il senso e il ruolo più profondi.
Ma quali sono stati i tratti distintivi di questa iniziativa?
In primo luogo, la partecipazione. Davvero notevole difatti, per una comunità come questa, così coesa ma certo non altrettanto folta, il numero degli artisti che hanno realizzato i dipinti murali ma, soprattutto, veramente eccezionale e direi unica la continuità e il grado di coinvolgimento, di adesione, di simpatia che i cittadini della zona hanno dimostrato nel corso delle varie edizioni. Per quanto riguarda i pittori, è un risultato che acquista rilievo ancora maggiore se si considera il fatto che il loro intervento si è sempre svolto in circostanze in qualche modo per loro inedite, lavorando cioè in una dimensione estemporanea, all’aperto, sottoposti al confronto diretto e permanente con i visitatori, i passanti, i semplici curiosi. Una dimensione questa, ricordiamolo, non certo consueta per loro, e probabilmente, almeno all’inizio, non facile.
È bello pensare, però, che proprio questa dimensione pubblica e collettiva, così mescolata alla gente, alla vita, ai rumori del borgo e della strada, è proprio quella tipica della grande pittura medievale e del rinascimento, quando cioè gli artisti erano non solo accettati ma ricercati dalle corti dei principi, dalle Curie locali, dai liberi Comuni per abbellire ed elevare con le loro immagini gli edifici civici e di culto, proprio i luoghi della vita comune, le agorà del popolo dei nostri paesi. Una dimensione, dunque, che quasi viene a ripristinare (come fosse un esempio che parte proprio qui da Casoli) quella sorta di committenza ideale che, pressoché scomparsa oggi dal panorama artistico contemporaneo, ha sempre svolto nella storia dell’arte figurativa un importante ruolo di promozione, mecenatismo e stimolo. In secondo luogo, c’è stata l’opportunità di costituire una sorta di “campionatura” dei linguaggi espressivi della pittura di oggi. Gli inviti, difatti, non hanno mai obbedito a un criterio di selezione formulato in base a considerazioni formali (astratti, figurativi ecc.) ma esclusivamente in ordine alla qualità, alla sincerità dell’impegno di ciascun protagonista. Ne è dunque risultato, come si vede, un panorama suggestivo e diversificato, così che Casoli Pinta viene a costituire un insolito ventaglio di differenti soluzioni creative, una “galleria all’aperto” di opzioni espressive diverse incentrate sull’immagine. Opzioni risolte, appunto, in vario modo, riproponendo con passione il problema del linguaggio figurativo, la sua costante tensione di deriva tra l’assoluto oggettivo e l’assoluto soggettivo.
Sono scelte che, nell’inquietudine dei nostri tempi così contraddittoriamente divisi tra preoccupati turbamenti e svagati edonismi, certamente hanno anche potuto incoraggiare nel pubblico e in tutti noi la sopravvivenza di una possibile visione lirica della vita, il vigore straordinario della poesia, della bellezza, della fantasticazione.