Carluccio Nava nasce a Verbania Pallanza nel 1930. Dopo la prima formazione artistica, avvenuta nel paese natale, frequenta la scuola d’arte locale sotto la guida di Mario Mariola e Aldo Mazza. Perfeziona le sue ricerche artistiche a Milano con sodalizi intrapresi con Ferruccio Garopesani e a Suna, in provincia di Novara, dove incontra Mario Tozzi. In seguito, con altri colleghi fonda il “Gruppo Giovani Pittori Verbanesi”. Le sue mostre sono state recensite dalla RAI-TV e da riviste e giornali accreditati quali: La Gazzetta del Popolo, La Notte, La Prealpina, Luce, Il Giornale di Brescia, La Gazzetta del Mezzogiorno, Il Nuovo Campo di Siena, Varese Notizie, Marona, Grazia, Gazzetta dei Laghi, La Zattera di Firenze, Il Corriere del Verbano, Il Quadrato, Italia Artistica, Panorama D’Arte, Europa Artistica, G.D.P, Artecultura, Fine Arts, La Libertè, La Grujere, L’Ebdo, Le Republicain, Der Bund.

Scompare a Varese nel 2001.

Alla sua opera si sono interessati, fra gli altri:

Dalmazio Ambrosioni, Elio Bertozzi, Fabrizia Buzio Negri, Raffaele De Grada, Domenico Manzella, Andrea Nania, Biagio Pantaleo, Alighiero Rosso, Attilio Rotondi, Giovanni Siracusa, Leo Spaventa Filippi, Renato Valerio, Giancarlo Angeleri.

Mostre:
1952, Circolo S.C. Intra, Pallanza – 1953, V° Premio Nazionale Cesare da Sesto, Sesto Calende – 1954, Palazzo Permanente, Mostra sociale, Milano – 1955, Palazzo Barberini, Premio Marzotto, Roma – 1962, Kursaal, Pallanza – 1968, “Amici della Rocca”, Laveno – 1969, Galleria del Piscione, Milano – 1976, “La Garbania”, Tortona – 1978, Palazzo Cà Magri, Rovetta, Como – 1978, “La Bilancia”, Varese – 1980, Palazzo Gentili, Bitonto – 1982, Accademia dei Rozzi, Siena; Galleria G. Spinelli, Bitonto , Arteexpo Palazzo, E.I.B., Brescia – 1983, Rocca dei Monaldeschi, Bolsena; Galleria “La Sfinge”, Novara – 1984, Galleria Edizioni Cappello, Milano; Galleria Edizioni “Del Perimetro” – 1985, Galleria ” Il Quadrante”, Chiasso; Galleria “Il Quadrante”, Basilea, Berna, Ginevra; Galleria “Zur Schifflaube”, Berna – 1986, Galleria L’Atelier, Friburgo – 1990, “Arte Fiera 90”, Bologna; Galleria Verga “Circolo Artisti Varese”, Varese; La Cantinaccia, Bacedasco Terme; Palazzo Besozzi, Gavirate; Battistero “Concorso di Chiese”, Varese – 1991, Palazzina A.P.T., Varese; “Murarte”, Cadorago; Villa Ussi, Arte e Solidarietà, Luino – 1992, Palazzo Verbania, Centro Gulliver, Luino – 1993, Palazzina A.P.T. “Piero Chiara-Una Pagina Un’opera d’Arte”, Luino; Palazzo Branda Castiglioni, Castiglione Olona; Palazzo Cicogna, Busto Arsizio; Palazzina A.P.T., Varese – 1995, Scuola “Aldo Moro”, Rassegna Biennale Artisti Varesini”, Arsalo Seprio; Premio “Pompeo Marchesi”, Saltrio – 1996, Battistero “Mostra Arte Sacra”, Varese.

Il gioco delle carte
Quella di Carluccio Nava è la visione di un mondo continuamente improntata al rispetto dell’esigenza di affermare i valori e i sapori della quotidianità; e proprio in questo territorio, nei suoi humus, nei suo odori e sensazioni, sono nate le coordinate che hanno permesso all’artista di configurare un lessico pittorico proprio e inconfondibile, e sempre proiettato con calibrato nitore e rigore formale, a significare le piccole grandi cose della vita. Nava riesce a farci percepire, attraverso la traspirazione di cadenze e ritmi di una quotidianità filtrata sempre con una delicata umanità, i sapori di questo suo universo creativo. Ed è proprio questa sua umanità, autentica e non artificiale, che emerge in questa sua bella e raffinata pagina pittorica. È una raffinata pagina pittorica che rivela una solarità di sentimenti carica del peso di un bene infinito, l’amore per la vita e il rispetto per gli altri. L’artista in questa opera ha voluto evidenziare i significati profondi che si possono riscontrare anche nelle forme di aggregazione sociale apparentemente più semplici (in questo caso “Il gioco delle carte”) tra le cui trame pittoriche si può chiaramente avvertire tutto il senso dei valori umani e sociali che secondo Nava si possono certamente vivere appieno dentro alcuni scampoli della quotidianità: una quotidianità fatta di piccole e grandi cose che sicuramente gli apparteneva, e che qui questo concetto, egli, lo ha magicamente significato con grande candore e semplicità d’animo, amore e dignità.

R. V.