L’idea

Tutto ha avuto avvio nell’estate del 1996 con l’iniziativa intrapresa dall’Amministrazione Pubblica di Atri, che si era avvalsa della felice intuizione e della sensibilità dei suoi amministratori, i quali avevano ravvisato nella proposta della realizzazione di un paese dipinto il congegno ideale carico della giusta propulsione, con il quale poter fornire la risposta più adeguata ai fini di soddisfare l’esigenza che imponeva un salto di qualità, nella strategia di rilancio della promozione culturale e turistica del territorio teramano. Per perseguire questo precipuo intendimento, è stata quindi avviata una diligente azione protesa a creare tutte le condizioni favorevoli per rivitalizzare Casoli, sia sotto il profilo della divulgazione dell’immagine turistica che quello della profferta artistica, con il preciso scopo di elevare questa splendida frazione di Atri al ruolo di prezioso riferimento di valori e testimonianze significanti, per l’intera collettività dell’Abruzzo. Sulle coordinate di questa linea programmatica, è sorto il villaggio artistico di “Casoli Pinta”. In Casoli di Atri, dopo avere individuato nello strumento pittorico il volano ideale per rafforzare appunto il rilancio dell’immagine di questa bellissima località che si estende sulle dolci colline della Valle del Vomano, con l’avvento dell’intervento della fertilità creativa di 50 valenti artisti provenienti dalle varie regioni d’Italia, le mura delle sue abitazioni si sono popolate di immagini dipinte, che sono divenute così protagoniste e testimoni, di un vero e proprio laboratorio artistico che via via, si è concretizzato nel tempo, configurandosi in un affascinante percorso visivo urbano, da tutti oggi considerato una vera e propria “galleria d’arte a cielo aperto”. Questa operazione ha sortito un duplice effetto: la riqualificazione urbana di Casoli, e la sua consacrazione nel panorama artistico pittorico nazionale quale preziosa testimonianza della pittura parietale del nostro tempo. Le peculiarità che caratterizzano questo percorso visivo urbano, per lo spessore qualitativo espresso nei dipinti realizzati dalle gesta geniali di questi pittori di prim’ordine, all’interno della realtà dei “Paesi Dipinti d’Italia”, hanno proiettato “Casoli Pinta”, fra i punti di riferimento più accreditati nell’ambito più proprio della promozione dei diversificati linguaggi pittorici figurativo-naturalistici, che ora si distinguono, fra quelli più stimolanti e interessanti a livello nazionale. Un risultato lusinghiero che è stato possibile raggiungere grazie al determinante contributo dell’opera provetta svolta da artisti di rango; è un’opera ricca del patrimonio della loro limpida storia personale, che qui in Casoli di Atri, ha visto il loro entusiasmo coniugato in perfetta simbiosi con quello degli abitanti del luogo. Questo porsi tra artisti e gli abitanti casolani, ha dato origine inoltre ad un interscambio culturale e sociale, un ulteriore valore aggiunto, che è scaturito dalla fusione fra le comuni esperienze del “vivere e sentire le diverse culture”. In questa inedita situazione che si è instaurata e che è stata vissuta all’unisono fra gli abitanti casolani e i pittori, che qui insieme hanno interagito in piena armonia e comunione d’intenti, ha fatto proliferare così uno straordinario legame umano copioso di solidarietà, che ha prodotto lo splendido risultato di far assurgere questo luogo, fra le mete più ambite del territorio del teramano, sia all’ordine dei valori e degli orientamenti culturali pittorici qui rappresentati, che finanche quelli più schiettamente rivolti alla sfera umana e sociale. Questi esiti, per molti aspetti straordinari, si sono imposti qui in Casoli di Atri in tutta la loro consistenza, questo, proprio in virtù delle qualità propositive e qualitative che sono state espresse all’interno di un cammino comune, tracciato nel segno del rispetto delle reciproche esperienze, esplicitate dalle positività delle diverse radici di appartenenza etnico e sociali, profuse nelle differenti vedute, identità storiche, culturali e territoriali, e che qui, in questo meraviglioso lembo d’Abruzzo, si sono armoniosamente accomunate e sono state tradotte insieme, con sorgiva spontaneità. Un riscontro stupefacente, che nel caso specifico, è da considerarsi una circostanza fenomenica unica, e proprio per questi aspetti, irripetibile. La cosa sorprendente è che tutto questo manifestarsi, si è articolato con un’inaspettata continuità per ben sei anni, vale a dire, per tutta la durata dei lavori che hanno caratterizzato questo laboratorio artistico a cielo aperto. “Casoli Pinta” ha così trovato, sotto la spinta di questa lodevole iniziativa così concepita, la sua giusta apoteosi nella definizione di “percorso visivo urbano” di qualità ; un percorso visivo che oggi, è anche assurto a pieno titolo, a ricoprire il ruolo di autentica “galleria d’arte a cielo aperto”, che per gli indubbi valori e indirizzi che definisce, è giustamente entrata a far parte del firmamento dei “Paesi Dipinti d’Italia”, fra i quali, certamente rappresenta una delle realtà più belle e significanti, e di sicuro riferimento, per l’intera collettività.
Il significato di un villaggio pittorico inteso come proposta artistica e luogo d’incontro fra le “diversità di culture e modi di vivere” quali fonti di ricchezza per tutti. Oggi è diventato un “luogo comune” promuovere villaggi artistici pittorici, ma necessita pur osservare che, non tutti quelli che si sono costituiti e definiti così nell’attuale panorama coevo, si possono veramente considerare tali. Quest’affermazione va intesa in rapporto alla valenza degli indirizzi che questi progetti sono tenuti sempre comunque ad incarnare ed esprimere in termini di propositività, qualità e organicità, e di cui devono essere sempre espressione.
I progetti che vanno ad assumere queste tipologie hanno il compito di rispondere a criteri che privilegiano la qualità dei dipinti che si vanno ad inserire sugli immobili, ed anche ubbidire ad una pianificazione che sia veramente capace di salvaguardare e valorizzare il patrimonio urbanistico esistente, e che tutte queste contestualità trovino un equilibrato inserimento per integrarsi e per interagire, con compatibile armonia, con tutti gli elementi chiamati in gioco nelle loro realizzazioni. È quindi doveroso precisare che la costituzione di un percorso visivo pittorico murale, e nel caso specifico quello realizzato in Casoli di Atri, non è stato concepito come una delle tante operazioni sorte per soddisfare gli sfizi di qualche amministratore vanesio, o peggio, per soggiacere alle solite bizze della moda di turno, un costume questo che sembra dilagare un po’ dovunque in tutta la penisola. L’operazione nata in Casoli e che è stata denominata “Casoli Pinta”, ha saputo viceversa costituirsi e strutturarsi nel rispetto di precisi orientamenti che sono stati disciplinati da scelte oculate e peculiari, e non è stata propugnata attraverso fumisterie che si possono confondere con iniziative di tendenza che oggi passano sotto l’egida della comoda nomenclatura che il rito definisce “performance”, cioè, una sorta di prestazione dal “gesto veloce”, che spesse volte, al di là dei suoi più nobili intendimenti promozionali, finisce per ridurre questo tipo di iniziative ad una funzione tipologica dalle risultanze da “festival dei clichè e delle trovate”, il più delle volte banali e che, in molte circostanze, sviliscono l’autentica significazione comunicativa artistica, che è una delle più vive e vere prerogative di un veridico linguaggio pittorico. A “Casoli Pinta”, grazie al rispetto dei criteri fondati sui pensieri e le motivazioni forti, come le ragioni della divulgazione della cultura artistica pittorica e quelle del recupero urbano atto a favorire una migliore qualità della vita, si è data consistenza ad una splendida realtà che ha saputo coniugare i valori aggreganti che hanno valorizzato ” l’esistenza dell’essere”, inteso in senso globale (uomo e ambiente) che sono sempre in viaggio “insieme con le loro metamorfosi” in questo cammino terreno e che, attraverso le quali, si edificano, mutano e crescono. Metamorfosi quindi come compagne di vita, di cui l’Arte è preziosa fonte e suggeritrice ed anche, certamente, uno dei veicoli più vivi e fluidificanti. È sulle basi di questi presupposti che si è riusciti a creare con “Casoli Pinta”, un luogo distintivo proprio, appunto in virtù di questi diligenti propositi che hanno dato forme e contenuti al “villaggio artistico”. Qui sono prevalse le motivazioni ispirate al pubblico servizio e alla comune utilità, graniticamente radicate a difendere la propria identità urbana, sociale e culturale. Ed è proprio sul fondamento di questi giudizi operativi che è stato istituito il villaggio artistico di “Casoli Pinta”: un villaggio pittorico inteso come luogo “diverso” in raffronto ai siti tradizionalmente più deputati come lo sono i Musei e le Gallerie Civiche, e che da questi si differenzia nel senso che, un luogo così concepito, fornisce ad una oggettività più estesa la grande possibilità di connettersi direttamente sia con un vero e proprio laboratorio dove si realizzano esplicitamente le creazioni artistiche, sia per la interagibilità e la vivibilità quotidiana di cui questa oggettività diventa protagonista e partecipe, proprio vivendo questa realtà al suo interno. Sono state infatti migliaia le persone, in particolare giovani e studenti, che si sono confrontati con questo accadimento. In questo percorso-laboratorio visivo così concepito, tutti hanno potuto interagire e comunicare direttamente e liberamente con gli artisti; insieme hanno analizzato, ricercato, e si sono confrontati, sia per capire i fenomeni dei processi creativi che le dinamiche che alimentano l’agire e il determinarsi dei variegati linguaggi dell’Arte. A significazione di questo interagire tra artisti e pubblico, operazione che non ha precedenti, in questo luogo si è assistito ad un grande coinvolgimento generale, che ha visto protagonisti per ben cinque anni, cittadini comuni, docenti e studenti locali, che pur appartenenti a formazioni e realtà culturali territoriali diverse da quelle della provenienza degli autori del villaggio artistico, si sono con loro comparati mediante relazioni e pubblici dibattiti, dando vita nelle strade-laboratorio di Casoli, ad un inedito auditorium dove sono fioriti sui vari fronti delle differenti esperienze artistiche e culturali, interessanti scambi e arricchimenti reciproci , che hanno favorito anche la crescita dei rapporti sociali. Un fenomeno questo, che non trova riscontri altrove. In occasione della costituzione di “Casoli Pinta”, si è verificato una sorta di nomadismo culturale e artistico che si è intrecciato in modo collettivo e coinvolgente, che d’incanto, è riuscito ad aggregare comuni sentire nelle diversità dei singoli manifestare, e questo nella consapevolezza generale che nessuno doveva vivere un rapporto inteso come una gara di confronto per distinguersi per prevalere sull’altro, ma col preciso intendimento di riuscire ad affermare reciprocamente la testimonianza del proprio lavoro, dei frutti delle proprie esperienze e del proprio “essere”, con l’unico fine rivolto ad una azione di servizio e di arricchimento reciproco. Ripeto, un fenomeno questo, inedito, che vissuto in questa atmosfera, ha aiutato tutti i protagonisti a rivelarsi per quello che si è, tramite la manifestazione del proprio fare artistico e della propria sensibilità umana, esplicitati attraverso percezioni e orientamenti espressivi che qui sono stati praticati attraverso il più libero manifestarsi delle diverse forme linguistiche e stilistiche da parte di ognuno. Da lustri si dibatte sul problema della funzione dell’Arte e, in particolare, ci si interroga sul ruolo che essa può ancora ricoprire nel nostro quotidiano, in particolare, quando ci si accinge a promuovere eventi come lo è certamente quello del villaggio artistico di “Casoli Pinta”, e proprio in un’epoca, come quella nostra, dove si ravvisa il dominio dello strapotere produttivo artistico-creativo multimediale tecnologico, oggi , temibile concorrente dell’uomo artista. Il mezzo tecnologico e l’artista, con i loro reciproci artifici, sono continuamente alla ricerca di interpretazioni e formulazioni di forme, visioni e realtà sempre più nuove, e tendono a contendersi il primato dell’autentico contenuto artistico. “Casoli Pinta” con la sua proposta, non risponde certamente a questa annosa questione, ma sicuramente pone in essere una giusta riflessione per come si potrebbe oggi stabilire e concepire, un nuovo tipo di rapporto fra le immagini create dagli artisti contemporanei e quelle prodotte dai mezzi multimediali tecnologici. Pur dovendo riconoscere la legittimità della teorizzazione secondo la quale si potrebbe arrivare perfino ad ipotizzare una interazione o uno scambio linguistico fra i due modelli creativi (quello elaborato dall’artista e quello prodotto dal mezzo tecnologico) ciò che certamente li separa sempre, sono le “diversità” delle due distinte poetiche, quella “visiva” e quella del “sentire”. Nella poetica creativa dell’immagine tecnologica, è assodato e riconosciuto che, la vibrazione e il sentire, sono “sordi” rispetto alle connessioni che le creazioni vibranti del “sentire umano” sono in grado invece di trasmettere. È quindi evidente che, anche l’ipotesi più azzardata, non può certamente arrivare ad omologare sullo stesso piano le due diverse poetiche, anche se un tale pensiero è spinto magari per “salvare la libertà esecutiva e organizzativa che ambedue promuovono”, soprattutto perché le due poetiche, pur mantenendo le caratteristiche strutturali di atto libero, si rivelano comunque sempre con “situazioni risolutive assolutamente differenti”, ed in modo più specifico, la poetica artificiale prodotta dal mezzo tecnologico non potrà mai essere la vera espressione di esperienze vissute comprensive del “tutto”, come viceversa si verifica certamente nell’agire dell’uomo artista. Il villaggio artistico pittorico di “Casoli Pinta” può essere inteso, sotto questo profilo, come la rivelazione di questo concetto: infatti, nelle molteplicità espressive che lo connaturano, vivifica la solida immagine di un armonico spettacolo di luci e colori, che si strutturano di segni e significazioni liberi e ritmici che si fanno risonanza interiore, che si determinano in visione attraverso rappresentazioni pittoriche pulsanti e vitali che vibrano e si dilatano in forme e superfici che ci accompagnano con una “poetica umana visiva viva” (risultanza che non si può cogliere nelle immagini fredde computerizzate) e dove l’osservante, viene coinvolto da ogni gesto creato. Il fare individuale dei 50 artisti che in Casoli di Atri hanno operato, parla della vita e della storia dell’uomo, dei suoi valori, di tensioni innalzate verso l’assoluto, per significare un universo di sensazioni sottese al recupero di elementi e sapori primari che solo la magia dell’Arte è in grado di ridonarci con i suoi misteriosi impulsi e messaggi. Se è pur vero che i modi di percepire la verità e la realtà oggi devono tenere in debito conto, anche in termini irrinunciabili, i sistemi attuali del vivere, è pur altrettanto vero che tali verità e realtà, nel loro manifestarsi in tutte le contingenze, non possono mai essere significate appieno con la sola suggestione della” finzione o solo con l’ordine semantico”, ma devono debitamente reggersi con il contributo di contenuti idonei, soprattutto, quando si propongono eventi della natura di “Casoli Pinta”, che hanno il compito di svelare, attraverso un percorso visivo, l’avvicinarsi alle realtà e alle verità che alimentano e circondano l’autentico vivere partecipativo di ogni essere umano, che assumono senso e significato solo se sublimate dalla “poiesis”, che è l’unica forma, con lo “spirito”, capace di caricare e rinnovare sempre la visione, sia pur attraverso la finzione. Ecco, “Casoli Pinta”, oggi rappresenta un po’ tutto questo. Ognuno di noi matura le proprie convinzioni, che sono poi in sostanza le espressioni che riflettono la propria competenza e la propria educazione, che nel libero manifestarsi debbono necessariamente tener conto, in particolare, anche della realtà storica in cui si è coinvolti; ed è proprio nell’attuale contesto che va ribadita la straordinaria valenza socio-culturale artistica di questa operazione che si è finalizzata con “Casoli Pinta”. Oggi Casoli di Atri con questo suo “percorso visivo urbano”, che si connota con 50 dipinti murali realizzati da altrettanto straordinari artisti italiani di indubbio valore e professionalità, oltre che diventare un esempio da emulare per come ha saputo farsi interprete delle istanze locali tese alla valorizzazione del proprio territorio, si candida ad essere soprattutto, per le cospicue presenze artistiche che qui hanno lasciato le preziose testimonianze del loro lavoro, un sicuro e saldo punto di riferimento pittorico tra i più qualificati a livello nazionale, in particolare, nell’ambito più proprio e specifico, della realtà dei “Paesi dipinti d’Italia”.

Renato Valerio Direttore Artistico