Luigi del Sal nasce a Cerasolo, in provincia di Venezia, nel 1928, dove opera. Attorno agli anni ’50, si trasferisce a Milano, dove tramite uno zio imprenditore di Parigi incontra Picasso durante la sua antologia al Castello Sforzesco. In tale circostanza, mostra al grande maestro catalano dei suoi lavori ed è incoraggiato a continuare. Frequenta il caffè Giamaica, ritrovo allora di artisti e intellettuali di Milano, e la Galleria del Milione gli dà l’opportunità di conoscere e stabilire rapporti culturali con i massimi artisti di allora, da Kodra a Cassinari, da Migneco a Brindisi, fino a Mimmo Maccari. In quel periodo, inoltre, ha modo di conoscere e frequentare De Pisis. Tra il 1956 e il 1960, compie viaggi nel Sud, Marocco, Algeria, Lucania e in Calabria. Il periodo coincide con esposizioni collettive. Rientra nel Veneto, stabilendo nuovi sodalizi artistici con Guidi, Saetti, Valeri e Fasolo, rimanendo affascinato dalla pittura dei primi due. Sono anni di intenso lavoro, in cui l’artista mantiene i contatti con l’ambiente milanese e ha modo di realizzare numerose mostre personali in Italia e all’estero. Nel frattempo, inizia l’attività della critica d’arte, collaborando a quotidiani e riviste d’arte e curando monografie, di Guidi, Brindisi, Spacal e altri. Ha al suo attivo circa 180 mostre personali in Italia e all’estero. La sua bibliografia generale è molto vasta, essendo al sua opera stata recensita da riviste d’arte e quotidiani italiani ed esteri, a partire dagli anni ’60 ad oggi. Presente in aste come Finarte e Pandolfini, è stato oggetto di pubblicazioni della Mondadori e della Arte In, realizzando, inoltre, numerosi cataloghi e monografie.

Si sono interessati all’opera di Luigi del Sal critici come De Grada, Solmi, Muriari, Seveso, Venturoli, Maugeri, Rizzi.

L’incantatore di uccelli

Racconto fantasioso, poesia e denuncia umana e sociale, diventando così un pretesto pittorico per Luigi del Sal, che, da buon druido, riesce a miscelare situazioni e verità allusive che in termini di significazioni e risultanze creative determinano un volume di pagine pittoriche pregne di un prodigioso fascino comunicativo, che ha la capacità di imporsi per la sua grazia e la sua grande immediatezza all’attenzione e alla sensibilità del fruitore di qualsiasi estrazione sia etnica, religiosa, politica a culturale: questa è una risultanza che è prerogativa solo degli uomini di vero talento.

R. V.